UFFICIO NAZIONALE PER LA COOPERAZIONE MISSIONARIA TRA LE CHIESE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Settima di assisi 2008 atricolo SIR Italia

COOPERAZIONE MISSIONARIA  Con lo stile di Paolo  L'annuncio del Vangelo nel terzo millennio  "Rileggere la vicenda di San Paolo per capire, a partire dalla sua figura e dalle comunità da lui fondate, se c'è un particolare stile di evangelizzazione che può offrire suggerimenti utili e attuali ancora oggi". Questo, spiega al SIR don Gianni Cesena, […]
3 Ottobre 2008

COOPERAZIONE MISSIONARIA

 Con lo stile di Paolo

 L'annuncio del Vangelo nel terzo millennio

 "Rileggere la vicenda di San Paolo per capire, a partire dalla sua figura e dalle comunità da lui fondate, se c'è un particolare stile di evangelizzazione che può offrire suggerimenti utili e attuali ancora oggi". Questo, spiega al SIR don Gianni Cesena, direttore dell'Ufficio Cei per la cooperazione missionaria tra le Chiese, l'obiettivo principale della sesta Settimana nazionale di formazione e spiritualità missionaria, in corso ad Assisi sul tema: "Lo stile di evangelizzazione delle prime comunità cristiane". Sullo sfondo del convegno, a cui partecipano 120 sacerdoti e operatori pastorali in rappresentanza di tutte le Regioni italiane, il Sinodo dei vescovi del prossimo ottobre, dedicato alla Parola di Dio, tema su cui si è svolta la Settimana missionaria dell'anno scorso. Da Gerusalemme ad Antiochia, all'Asia Minore, alla Grecia, fino a Roma: quello paolino, prosegue don Cesena, "più che essere un itinerario semplicemente geografico, è un itinerario culturale e antropologico". Ciò dimostra che, oggi come allora, "la missione è un andare «alle genti» là dove sono, dove l'uomo cioè attende - più o meno consapevolmente - l'annuncio del Vangelo".

 

Prima l'inculturazione. Tra gli "spunti" di attualità dello "stile di evangelizzazione" di San Paolo, la centralità dell'inculturazione: "La missionarietà - spiega don Cesena - comporta non solo il parlare nelle lingue delle genti, ma l'entrare nella loro. L'annuncio del Vangelo è un annuncio preciso di salvezza, concentrato sulla Resurrezione, ma che va detto, celebrato, vissuto nelle culture degli altri popoli". A partire, però, dalla consapevolezza che "la buona notizia interpella la libertà dell'uomo: se fosse solo imposta, non funzionerebbe". È la logica dello "scambio di doni", in virtù della quale "la missione non è solo un dono che viene fatto dai missionari: quella del missionario è una conversione continua, in cui il missionario stesso viene arricchito dalla relazione che tale scambio stabilisce. Anche chi annuncia, in altre parole, viene a sua volta arricchito da nuove modalità di annuncio".

 

Il "libro" delle missioni. Mettere insieme un "libro di testimonianze missionarie" che vengono dalla missione "ad gentes". È una delle proposte emerse nel corso del convegno. Ce ne parla suor Gemma Dispenza, delle sorelle francescane del Vangelo, responsabile di uno dei "laboratori" che hanno scandito i lavori, attraverso uno scambio di esperienze tra i partecipanti. "Sarebbe un modo - spiega la religiosa - di riaprire il libro delle missioni, e farlo circolare nelle parrocchie per riportare a tutti l'universalità dell'annuncio evangelico". Ma la missionarietà è fatta anche di annuncio nei "luoghi di ritrovo" della gente comune, sottolinea suor Gemma, auspicando la presenza di missionari anche in luoghi finora insoliti per tale ambito pastorale, come palestre o bar. Senza dimenticare gli "altri poveri", che "sono i ricchi: anche a loro bisogna arrivare". Tra i racconti di missione ascoltati ad Assisi, suor Gemma cita quello di un sacerdote italiano in missione in America Latina, che ogni giovedì condivideva l'Eucaristia con "gli abitanti della strada" - i barboni - e ci parla della sua esperienza a Prato, dove lei e le sue consorelle, insieme con i frati minori lavorano già da due anni con la folta comunità cinese: "Ci sono anche alcuni battezzati cattolici cinesi, e molti ci chiedono di aiutare ad approfondire la loro fede".

 

La "famiglia" missionaria. Claudio Bachetti, con sua moglie e i suoi tre figli, è rientrato da un anno e mezzo nella sua diocesi, Ascoli Piceno, dopo un'esperienza missionaria di sei anni, in Mozambico. "L'idea è nata quando io e mia moglie eravamo fidanzati", ci rivela: "Avevamo un lavoro, andava tutto bene, eravamo felici secondo la logica del mondo. Ma siamo entrati in crisi perché non eravamo soddisfatti: così, ci siamo ricordati di essere stati veramente felici solo quando abbiamo fatto qualcosa per gli altri". Attraverso il centro missionario diocesano, Claudio è approdato a Piombino, al Centro di fraternità missionaria, costituito da sacerdoti, laici, suore, tutti insieme in missione. Tre anni e mezzo di formazione e poi Maputo, la capitale del Mozambico: 6 anni in una parrocchia di campagna, "in puro stile di fraternità missionaria, fatto di condivisione dei beni, corresponsabilità nella gestione della parrocchia, vita in uno stile semplice e sobrio, senza luce, telefono, con l'acqua fuori, mentre imparavamo la lingua locale". Da un anno e mezzo, la famiglia Bachetti - partita con una bambina, e tornata con tre figli - ha fatto della "missione" un "lavoro": grazie al Centro missionario diocesano e alla loro parrocchia di Ascoli Piceno, ora hanno fondato un'associazione no profit che diffonde nelle scuole e nelle parrocchie percorsi di educazione alla mondialità per ragazzi ed adulti, utilizzando la "metodologia partecipativa" appresa in Mozambico. Cosa è cambiato? "Lo sguardo", risponde Claudio: "Abbiamo imparato a vedere con occhi diversi la realtà, ad andare più in profondità per cercare le cause e le soluzioni, ma anche per essere grati delle ricchezze e dei segni dello Spirito. Non avremmo potuto fare tutto questo, senza il sostegno della nostra comunità", conclude spiegando il senso della "fraternità missionaria".

 

Fonte: SIR ITALIA

A CURA DI M.MICHELA NICOLAIS