UFFICIO NAZIONALE PER LA COOPERAZIONE MISSIONARIA TRA LE CHIESE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

MESSAGGIO FINALE Angola

Chiesa dell'Angola e Chiesa italiana in dialogo: incontro dei missionari italiani
28 Ottobre 2008

Conferenza Episcopale Italiana 
Conferenza Episcopale di Angola
e San Tomè
 
 
“Trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci” (Gv 21,11)
La gioia e lo stupore dei primi discepoli sul lago di Genesareth al riconoscere la presenza del Signore Risorto nel segno della pesca abbondante, sono la stessa gioia e lo stesso stupore che da sempre hanno accompagnato l’impegno degli evangelizzatori in terra d’Angola, dai primi Cappuccini giunti nel sec. XVI ai tanti missionari e operatori pastorali di oggi: Dio non ha mancato di guidare il loro cammino arricchendolo con abbondanti frutti di fede e di amore.
Su invito della Conferenza Episcopale Italiana e della Conferenza Episcopale di Angola e San Tomè, col sostegno delle Conferenze locali dei religiosi e delle religiose, presso la casa della CEAST di Luanda, dal 13 al 16 giugno 2006 ci siamo ritrovati in 54 missionari e missionarie italiani: religiosi, religiose, laici e il primo Fidei donum in Angola giunto appena da una settimana. Per tre giorni abbiamo potuto riflettere sul cammino di evangelizzazione in Angola e in Italia, crescere nello scambio di cooperazione missionaria fra le due Chiese e individuare risposte più adeguate alle sfide urgenti che esse incontrano.
Aiutati dal P. Jeronimo Cahinga, CSSp, docente presso la Università Cattolica di Luanda, abbiamo valutato alcuni problemi in atto alla luce dei cambiamenti che negli ultimi trenta anni hanno dato nuovo volto alla società e alla cultura angolana, vere e proprie sfide anche per l’evangelizzazione.
La situazione politica
L’Angola è uno dei paesi potenzialmente più ricchi dell’Africa sub-sahariana grazie ai giacimenti di petrolio, diamanti e di altre materie prime necessarie ai paesi industrializzati. Alle tante speranze suscitate dall’indipendenza del paese raggiunta nel 1975, in tanti anni ha però fatto seguito un generalizzato declino economico. Sono milioni le persone oggi alla fame. Il sistema marxista prima e quello capitalistico dopo, instaurando veri e propri apparati di corruzione e clientele, hanno portato ricchezza solo alle élite politiche del momento. Le recenti guerre, innescate da ricerca di potere e interessi economici, non sono rimaste esenti da problemi interetnici e tribali. Apparentemente superati con la pace del 2002, potrebbero trovare nuovi e facili pretesti se la politica non si mostrerà meno indifferente verso le necessità della gente. Non mancano tuttavia motivi di speranza e alcuni passi nella giusta direzione sembrano avviati. Servono però più decise azioni per difendere gli interessi e i diritti della popolazione.
Povertà e insicurezza sociale
L’esodo rurale in direzione delle città, e in particolare verso Luanda dove oggi è concentrato un terzo dei 15 milioni di persone che abitano il paese, ha conosciuto diverse riprese e si è accentuato in conseguenza dell’ultima sanguinosa guerra. Un fenomeno che ha messo in crisi l’identità etnico-sociale tradizionale, mescolando in modo confuso diverse culture e riducendo in miseria l’economia. All’impoverimento e alla distruzione dell’agricoltura nelle campagne fa riscontro l’economia di sussistenza nelle periferie delle città. Perdura la situazione di degrado dei servizi pubblici, soprattutto dell’educazione (l’analfabetismo risulta al 47% per gli uomini e al 71% per le donne) e della salute (di questi giorni la notizia che l’infezione colerica ha già provocato 44.000 infetti e 1.500 morti). Destinata a salire sembra l’AIDS, oggi ufficialmente data al 5%. L’attesa di vita si colloca tra 46-47 anni, rispetto al 49 dei paesi confinanti. L’Angola si trova ai primissimi posti al mondo per mortalità infantile (25% dei bambini al di sotto dei cinque anni). Non sono in atto investimenti a sostegno di infrastrutture e mancano interventi a vantaggio delle abitazioni della popolazione più povera. Questa grave situazione economica è all’origine di una diffusa insicurezza sociale e causa il ricorso diffuso alle illusorie attese suscitate dalle sette religiose e al forte riproporsi delle tradizionali pratiche di magia.
Aspetti religiosi-culturali
La “feitiçaria” (stregoneria), dai risvolti spesso drammatici, appare una tendenza che interessa in numero crescente molti angolani. Una situazione che provoca i fedeli a interrogarsi fino a che punto sia possibile rimanere cristiani in modo autentico continuando a dare attenzione a credenze tradizionali che li sollecitano a vari livelli. Quando la fede non diventa vita reale, o resta circoscritta agli aspetti più dottrinali, o non porta a preoccuparsi della vita del prossimo, anche chi ha accettato il cristianesimo da più tempo non riesce a scoprire la forza sanante di Gesù Cristo e, sopraffatto dalla paura, non si sottrae al richiamo delle più antiche tradizioni pur di assicurarsi l’abbaglio di una immediata sicurezza. E’ in questo campo che in Angola si registrano molti casi di sincretismo religioso.
L’impegno della Chiesa in Angola
Il contributo dato alla nostra riflessione dall’intervento prolungato e illuminante di S.E. Mons. Damiano Franklin, Presidente della Conferenza Episcopale di Angola e San Tomè e arcivescovo di Luanda, ha messo in evidenza alcuni elementi decisivi dell’impegno apostolico della Chiesa in questo paese e che, come missionari, intendiamo continuare a sostenere con la nostra attiva e generosa partecipazione.
Obiettivo fondamentale è quello dell’evangelizzazione, perché il messaggio del vangelo riesca progressivamente a fecondare coi segni del Regno di Dio i diversi ambiti della vita politica, economica e culturale della società angolana. Evitando in ogni modo che il virus della politica entri nella Chiesa, non è però accettabile che la fede resti un fatto di circostanza o un oggetto di consumo, senza influenza effettiva sulla vita di tutti i giorni. In evidenza ci sono alcune priorità: catechesi, annuncio, famiglia, vocazioni. Attenzioni particolari sono inoltre date alla liturgia, perché risulti via di santificazione, e all’esigenza di adeguare alle necessità odierne l’organizzazione del lavoro pastorale. La sfida più grande resta quella della formazione in genere e della formazione dei formatori in particolare, perché risultino capaci di accompagnare il cammino di fede dei giovani, in particolare verso il sacerdozio e la vita consacrata. Un impegno forte è quello di collaborare per il perdono e la riconciliazione.
Le priorità della Chiesa in Italia
Riflettendo sulla situazione della Chiesa in Italia è stato motivo di soddisfazione rilevare quanto le comunità che ci hanno generato alla fede e inviato in missione abbiano oggi coscienza di doversi impegnare in un cammino di conversione in senso missionario del loro ordinario lavoro pastorale. Seguiremo con interesse la preparazione e la celebrazione del Convegno ecclesiale nazionale che dal 16 al 20 ottobre 2006 vedrà riunite a Verona le diocesi italiane per riflettere su come essere “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”, col vivo desiderio che contribuisca ad attuare gli orientamenti decennali di questo primo decennio del 2000 dedicati a “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”. Con viva soddisfazione salutiamo la recente nascita della Fondazione Missio, convinti della necessità di maggiore unitarietà di intenti e azione nella pastorale missionaria, tali da mantenere alta la ricca tradizione ad gentes delle nostre Chiese e delle vocazioni missionarie.
Scambio e cooperazione tra Chiesa di Angola e Chiesa d’Italia
Riflettendo sui tanti punti d’incontro e di scambio tra la Chiesa d’Italia e quella di Angola, pur tra inevitabili luci e ombre, ci sembra che non manchino doni reciproci da accogliere.
La Chiesa di Angola può arricchire il rinnovamento pastorale della Chiesa in Italia con il senso di gioia e festa delle liturgie, ricche di partecipazione; l’impegno dei laici e in particolare dei catechisti; la prossimità ai poveri e alle situazioni di persone in situazioni difficili o irregolari; l’impegno nell’evangelizzazione e nella catechesi; il  valore riconosciuto, nonostante le difficoltà, alla famiglia; la professione di fede esplicita, accettata e manifestata, anche fino al martirio.
La Chiesa di Italia può contribuire alle necessità pastorali della Chiesa in Angola incentivando il suo impegno missionario, anche con l’invio di famiglie a servizio dell’evangelizzazione. Lo stile ecclesiale, la ricchezza delle proposte formative e la presenza nel sociale, sono tesori della Chiesa che ci ha inviato che potrebbero contribuire ad arricchire anche la Chiesa che ci ha accolto. Serve poi continuità nel dare sostegno alle richieste di progetti di aiuto. Infine, con iniziative opportune, si potrebbe far maggiormente conoscere in Italia quello che si vive in questo Paese.
Tutto questo sarà ancor più realizzabile se come missionari continueremo ad impegnarci con specifiche esperienze di formazione, faremo della nostra presenza fra la gente un fermento di riconciliazione, qualificheremo il nostro servizio anche come cooperazione e “ponte” fra le Chiese.