UFFICIO NAZIONALE PER LA COOPERAZIONE MISSIONARIA TRA LE CHIESE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

MESSAGGIO FINALE Togo

Chiesa del Togo e Chiesa italiana in dialogo: incontro dei missionari italiani
29 Ottobre 2008

Conferenza Episcopale del Togo 
Conferenza Episcopale Italiana
 

“Dio è la mia salvezza; io confiderò, non avrò mai timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza” (Is 12,2,)
Convocati dalla Conferenza Episcopale Italiana, presente con alcuni rappresentanti, e dai vescovi delle nostre diocesi in Togo, ci siamo ritrovati in 34 missionari italiani al “Centro di spiritualità Leone XIII” a Agoenyivé (Lomè), presso le suore Figlie della Carità Canossiane, in un clima fraterno di gioia, entusiasmo, gratitudine e sorpresa per la reciproca scoperta. Abbiamo vissuto giorni di spiritualità caratterizzati dalla lode e meditazione del mattino e dall’eucarestia della sera, in un momento difficile della vita del popolo che ci accoglie e a cui annunciamo il Vangelo nella comune fierezza di appartenere a Cristo.
Un sacerdote professore nel Seminario Maggiore e l’arcivescovo della capitale, S.E. Mons. Philippe Fanoko Kpodzro, ci hanno aiutati a meglio interpretare e vivere il momento storico che il Paese e la Chiesa del Togo stanno vivendo.
Avvenimenti tragici hanno caratterizzato e purtroppo insanguinato il periodo che ha preceduto e seguito le elezioni presidenziali convocate in seguito alla morte (il 5 febbraio 2005) del “dittatore” Gnassingbe Eyadema, dopo 38 anni di potere assoluto e militare. Il cambiamento atteso non c’è stato e le tensioni seguite hanno fatto registrare 850 morti (ma potrebbero essere il doppio) e 30.000 profughi. Se la situazione politica si presenta “ingolfata”, economicamente il Paese sembra alla mercé di tutti e di tutto. L’attesa di vita è ferma da tempo a 47/48 anni. La mobilità interna risente delle pessime condizioni delle strade. Senza la minima visione del bene comune i mezzi di comunicazione sociale sono nulla più che strumenti di propaganda e disinformazione nelle mani della classe dominante. L’ordine pubblico è in mano all’esercito, che risulta più etnico che nazionale.
Una situazione tanto difficile impegna la Chiesa a sostenere le speranze di un popolo ridotto ormai al limite dello sconforto e della disperazione. In effetti reagire al fatalismo e far capire che l’amore è più forte di tutto è il segno più bello di speranza offerto da questa Chiesa giovane ma benedetta con molteplici grazie.
Da quando i missionari del Verbo Divino celebrarono la prima messa sulla spiaggia di Lomè il 28 agosto 1892, la Chiesa in Togo può oggi contare su 7 diocesi, più di 400 sono i preti autoctoni e numerosi religiosi e religiose locali, oltre a non pochi evangelizzatori stranieri. Una Chiesa che ha imparato a confrontarsi con la croce, mettendo la propria fiducia solo nel Signore. Per questo sa riconoscere che qualcosa va corretto anche al proprio interno: dal campo educativo a quello teologico, da quello pastorale a quello economico. La debole appartenenza religiosa dei giovani richiede un’opera di evangelizzazione più inculturata, che tocchi insieme cuore ed anima della gente. Alla formazione pietistica e individualistica del passato occorre reagire insistendo maggiormente sul richiamo al bene comune, difendendo la libertà dei poveri e ricercando la verità, la pace e la giustizia. La povertà e la sofferenza di questo momento maturano però tanto nei singoli che nelle comunità una vita religiosa e spirituale più forte, intensa preghiera per la pace e maggior vicinanza del clero alla gente.
Ai missionari la situazione attuale chiede di impegnarsi ulteriormente per la crescita della Chiesa locale. Ma urgenti restano le frontiere di evangelizzazione e dialogo con la religione tradizionale e l’islam.
Alla Chiesa italiana, la Chiesa togolese vorrebbe far dono della propria liturgia festosa, della vitalità delle proprie comunità nel farsi carico di se stesse, della valorizzazione del laicato, della capacità di sopportare una situazione materialmente difficile (disoccupazione, povertà, malattie, …) mettendo la propria speranza in Dio Padre che non abbandona i suoi figli.
La Chiesa del Togo chiede però anche più di un gesto di solidarietà: far conoscere all’opinione pubblica il momento apparentemente senza sbocco che sta vivendo; aiutare le comunità locali a disporre di luoghi di culto sufficienti; sostenere la Chiesa nazionale ad esprimersi attraverso mezzi di comunicazione sociale capaci di reagire alla disinformazione dominante, alle lusinghe di movimenti filosofici alienanti e al miraggio del progresso tecnico che corrode i valori tradizionali. C’è però piena riconoscenza per quanto fino ad oggi è stato fatto per i sacerdoti e le religiose che dal Togo hanno potuto formarsi nelle Chiese particolari in Italia o sono stati accolti negli Istituti di fondazione italiana.
Un grazie particolare sentiamo di esprimerlo anche all’episcopato di Francia, paese assai coinvolto nella difficile situazione attuale del Togo, che non ha mancato di dare solidarietà all’arcivescovo di Lomè nel momento difficile dell’ultima crisi politica.
Grazie infine al Santo Padre Benedetto XVI, che al suo primo Angelus (domenica 1 maggio 2005) ha pregato per la pace in Togo, richiamando su questo lembo di terra africana l’attenzion