UFFICIO NAZIONALE PER LA COOPERAZIONE MISSIONARIA TRA LE CHIESE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Uno sguardo missionario alla nuova Costituzione apostolica

La dimensione missionaria entra a far parte delle strutture di servizio della Curia Romana. Strutture che, anche se cambiano nomi, parzialmente profili operativi, e competenze in via residuale, viene espressamente indicato che devono diventare necessariamente più missionarie.
25 Giugno 2022

La Costituzione Apostolica Praedicate evangelium segna una tappa significativa del pontificato di papa Francesco. É la concretizzazione di un processo di riforma, nello spirito di operatività che caratterizza la sua azione pastorale, applicabile nel contesto lavorativo di coloro che sono i destinatari, ovvero la Curia romana.

Dalla Costituzione si evince che la sua prospettiva è di far emergere che il più importante compito della Chiesa è l’evangelizzazione, e che la dimensione missionaria entri a far parte, in maniera preponderante, delle strutture di servizio della Curia romana. Strutture che, anche se cambiano nomi, parzialmente profili operativi, e competenze in via residuale, viene espressamente indicato che devono diventare necessariamente più missionarie. Di tutte le Congregazioni, divenute ora Dicasteri o anche Istituzioni curiali, non è un caso che il primo posto, è del Dicastero per l’Evangelizzazione, proprio nella prospettiva con la quale viene compiuta questa riforma.

La storia della missione evangelizzatrice della Chiesa negli ultimi secoli è indissolubilmente legata alla nascita della Congregazione per la Propagazione della Fede nel 1622 (poi Propaganda Fide), di cui ricorrono quest’anno i 400 anni dalla sua fondazione, e che segna una tappa importante, diventando il riferimento di tutto il sistema pontificio missionario.

L’ambito di operatività delle Pontificie Opere Missionarie, anche se sorte nelle varie nazioni in contesti storici e geografici diversi, ha la finalità di sostenere la responsabilità missionaria unitamente alla dimensione caritativa, con lo scopo di allargare il senso della missione a tutta la Chiesa.

Il Concilio Vaticano II, ha insegnato che sono chiamate missioni le iniziative principali con cui i divulgatori del Vangelo, andando nel mondo, svolgono il compito di predicare il Vangelo e fondare la Chiesa in mezzo a popoli che non sono evangelizzati.

A ciò risponde, nella nuova Costituzione, la Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari, con l’aggiunta della necessità di promuovere la cooperazione e lo scambio di esperienze tra nuove Chiese particolari e suscitare vocazioni missionarie.

In rapporto alla Chiesa italiana, sono sempre meno i sacerdoti fidei donum che partono inviati dalle diocesi e sempre più numerosi quelli che arrivano da diocesi estere. Questa sproporzione lascia l’impressione di uno scambio non equo: su un numero di circa 32.700 sacerdoti italiani, solo 300 sono quelli che sono in missione, un numero sempre più in decrescita costante. Inoltre andrebbero equilibrate le presenze di quelli che arrivano in una diocesi rispetto a quelli che partono, per far sì che sia un’esperienza vissuta realmente nello spirito della cooperazione tra chiese e non un’esperienza finalizzata per motivi personali o per supplire alle carenze del clero.

Un altro aspetto nella nuova Costituzione che risalta è che il Dicastero per l’Evangelizzazione è l’unico Dicastero presieduto direttamente dal Romano Pontefice. I titoli storici attributi al papa sono Vicario di Cristo, Successore del Principe degli Apostoli, Sommo Pontefice della Chiesa Universale, Primate d’Italia, Arcivescovo Metropolita della Provincia Romana, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, Servo dei Servi di Dio.

Non è indicato espressamente nella Costituzione che assume anche il titolo di prefetto, ma lo si può dedurre in rapporto agli altri Dicasteri, e l’esserne a capo mette in primo piano la centralità del Dicastero per l’Evangelizzazione, ma allo stesso tempo attribuisce al papa un incarico che sino ad oggi non era mai stato nelle competenze di un pontefice.

Una nota stonata nella nuova Costituzione, che più volte ribadisce il voler dare una centralità rilevante alla dimensione missionaria, è l’assenza di un riferimento alla celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, mentre per gli altri Dicasteri che curano nelle proprie competenze le giornate, vi sono richiami e indicazioni.

Nella rinnovata Curia romana si auspica ci sia anche spazio per l’ascolto di esperienze di missionari e missionarie e di tanti laici e famiglie che donano in silenzio, quotidianamente, la loro vita a servizio della missione della Chiesa. La missione insegna la diversità, insegna a dare testimonianza autentica del Vangelo, senza sé, senza ma e senza paure, e una Curia romana, che è chiamata a rendere un servizio alla missione del papa, non può farlo, prescindendo da una formazione anche missionaria.

 

*Annarita Turi, Ufficio cooperazione missionaria tra le Chiese