UFFICIO NAZIONALE PER LA COOPERAZIONE MISSIONARIA TRA LE CHIESE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Assisi 2024: Carlassare dal campo sfollati di Rubkona, un crocicchio di povertà a cielo aperto

Dal campo profughi di Rubkona in Sud Sudan ad Assis, la voce dei crocicchi della missione ha il volto sorridente di  padre Christian Carlassare,  comboniano, vescovo di Rumbek e della neonata diocesi di Bentiu, suffragata di quella della capitale Juba, eretta dal papa staccandola dal territorio di Malakal. La seconda delle Giornate nazionali di formazione e […]
30 Agosto 2024

Dal campo profughi di Rubkona in Sud Sudan ad Assis, la voce dei crocicchi della missione ha il volto sorridente di  padre Christian Carlassare,  comboniano, vescovo di Rumbek e della neonata diocesi di Bentiu, suffragata di quella della capitale Juba, eretta dal papa staccandola dal territorio di Malakal.

La seconda delle Giornate nazionali di formazione e spiritualità in corso presso la Domus Pacis di Assisi, è stata arricchita dalla sua testimonianze in collegamento on line: «La regione in cui mi trovo è una delle più povere del Paese – ha detto il vescovo -, mancano i servizi essenziali, in una situazione di emergenza causata dagli allagamenti che vengono dal Nilo. A Rubkona, vicino a Bentiu, 100mia persone sono stipate nel più grande campo sfollati del Sud Sudan: si tratta soprattutto di Dinka costretti a lasciarsi alle spalle abitazioni distrutte, raccolti persi, bestiame decimato dalla fame e dalle malattie. Sono arrivati qui in cerca di cibo e di riparo. Non hanno più una casa, sono persone che non “vanno” ai crocicchi delle strade. Loro nei crocicchi ci vivono, in una condizione di precarietà che noi missionari condividiamo con loro. Stiamo dove è la gente, nell’insicurezza, ci affidiamo a Dio, in mezzo a loro riscopriamo la nostra capacità di servire, di essere solidali. Questo sono i nostri crocicchi: dei punti cruciali dove si incontrano le strade e dove non saremmo mai se non decidiamo di uscire dalle nostre sicurezze. Superando quelle barriere che il mondo ha creato per dividerci, vogliamo essere con la gente ferita dal conflitto e chiede guarigione. La solidarietà è l’unica forza che può dare speranza e far ripartire».