ha parlato al termine del COMIGI, dando voce agli oltre trecento ragazzi che in questi giorni hanno
“Le nostre comunità
hanno paura – ha proseguito Rocca – perchè temono che correndo possiamo giungere tanto lontani da non tornare più. Ma noi abbiamo preso un impegno:
se ci cercate ci troverete nelle periferie dell’umanità fragile e ferita”.
Il senso di questi quattro giorni di Comigi sta proprio in questo impegno, dice Rocca e confermano con il loro agire i ragazzi delle diocesi accorsi per celebrare i 50 anni del Movimento Missionario Giovanile: “essere giovani missionari in mezzo agli ultimi, poveri tra i poveri; così come fa la chiesa in cui crediamo. Che è povera, sfasciata, ma traboccante della ricchezza dell’incontro”.
E ancora, prosegue Giovanni Rocca: “possiamo dire che sia stato un convegno a donarci l’entusiasmo? No. Ma possiamo affermare con certezza che è stata la convivialità delle differenze a farlo: abbiamo colorato questo angolo di Chiesa di mille sfumature”.
“E’ vero, non è facile camminare in questa Chiesa: ‘sei giovane, che cosa ne sai tu?’ oppure, ‘si fa così e basta’, o peggio: ‘vieni, ti ascolto ma solo finchè ciò che dirai mi piacerà. Non mi piace la tua musica, smettila di usare i social, ma che amici frequenti? Se sei un uomo non puoi amare un uomo’. Noi subiamo tutto questo ogni giorno“, ha detto il Segretario di Missio Giovani ad una platea attonita e in ascolto.
“Eppure, ragazzi, è il momento di finirla: non dichiarando una guerra tra generazioni ma comprendendo la ragione di queste parole.
Guardate gli adulti: sono esseri umani fragili, feriti e impauriti. Tocca a noi fare un passo verso di loro. Tocca a noi dire: ‘mamma, papà, nonna, don, dico a te! Alzati!’ La missione riparte dal futuro, la missione riparte da noi”.