UFFICIO NAZIONALE PER LA COOPERAZIONE MISSIONARIA TRA LE CHIESE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

MESSAGGIO FINALE Bogotà

Incontro dei Fidei Donum europei
30 Ottobre 2008
 
LA COOPERAZIONE TRA LE CHIESE EUROPEE E LATINOAMERICANE
TRA STORIA E NUOVE URGENZE
 
DOCUMENTO FINALE
 
         INTRODUZIONE  
       
         Grati a Dio per la nostra vocazione missionaria ad gentes, 52 sacerdoti diocesani, incardinati nelle rispettive diocesi di Italia, Francia, Germania, Belgio, Polonia e Spagna, abbiamo partecipato al 1° Incontro Continentale Latinoamericano dei sacerdoti missionari Fidei Donum europei, realizzato in Bogotà. nei giorni 7-11 febbraio 2011, in rappresentanza degli altri missonari Fidei Donum che lavorano in tutti i paesi dell'America al servizio delle comuntà cristiane.
         L'Incontro é stato promosso dagli Organismi Episcopali Europei per l'America Latina, col patrocinio della CAL e del CELAM, e la collaborazione dell'ITEPAL.
         Rispettando il progetto iniziale degli organizzatori, abbiamo la soddisfazione di aver raggiunto le tre finalità proposte:
1.       Riconoscere e condividere la feconda esperienza missionaria dei sacerdoti diocesani europei che dalla seconda metà del XX secolo stiamo cooperando nell'attività evangelizzatrice delle giovani Chiese del Continente.
2.      Riaffermare l'identità della vocazione missionaria sacerdotale di quanti, senza rinunciare alla loro incardinazione, sono passati "sull'altra sponda", per servire comunità cristiane più bisognose
3.      Aprire orizzonti ad altri fratelli nel sacerdiozio, incardinati nelle diocesi dell'America Latina, perché‚ considerino la loro partenza verso il continente europeo come risposta ecclesiale alla cooperazione missionaria tra le chiese.    
 
            2. Ambito della missione
 
            2.1 Formazione di agenti di pastorale
   
            Come sacerdoti Fidei Donum stiamo chiamati a dare una testimonianza di vita ed a vivere secondo i valori evangelici, fedeli alla nostra identità sacerdotale e missionaria. Dalla nostra missione ecclesiale siamo chiamati a formare comunità di vita cristiana, in cui siano incorporati agenti di pastorale locali, come discepoli missionari,i al servizio del mondo nella chiesa, senza disanimarci davanti alle difficoltà materiali, economiche, logistiche e prsonali.
          A queste sfide rispondiamo riaffermando la convinzione che la formazione é possibile solo nella comunione e nella fraternità sacerdotale, nel rispetto delle diversità e della cultura di ognuno e nella fedeltà al servizio della comunità. Questo impegno, inoltre, implica l'irrinuncibile compito di elaborare un piano pastorale diocesano e parrocchiale di formazione integrale, per consolidare la nostra identità e la nostra capacità di attuare.
         Il cammino per vivere questo impegno ecclesiale e missionario passa per il coinvolgimento dei laici che, coscienti del loro battesimo e del loro essere chiesa, assumono la responsabilità solidale ed il servizio alla comunità. Dobbiamo preoccuparci della loro formazione permanente a cui é impegnata tutta la comunità, in comunione col piano pastorale diocesano. Dobbiamo andare verso il riconoscimento e la valorizzazione ecclesiale dei ministeri laicali al servizio della comunità, per realizzare con loro l'impegno evangelizzatore.
       Tra le linee di azione vogliamo sottolineare le missioni popolari, incoraggiando la partecipazione dei laici: visita di casa in casa, promozione di spazi di dialogo (come la campagna di fraternità ecumenica che si celebra ogni cinque anni in Brasile), che rendono possibile la conoscenza e la scoperta di quanto c'é di positivo nel popolo. Tutto questo con un atteggiamento di carità e di pazienza, che sempre debbono essere presenti nell'attività missionaria.
 
    2.2. profughi, pastorale rurale e mondo indigena
 
 In questo ambito notiamo la mancanza di una pastorale ben orientata verso i profughi   (emarginati o vittime di situazioni di guerra), le minoranze etniche ed il mondo rurale.       Occorre tener presente la rinascita, nelle comunità indigene, di un nuovo caudiglismo socio-politico, con la conseguente perdita di identità e di capacità organizzativa. Non possiamo ignorare i nuovi atteggiamenti individulisti e consumisti, conseguenza della dell'emigazione verso altri paesi e la mancanza di vocazioni, specialmente missionarie, tra le comunità indigene e rurali.
       Davanti a queste sfide l'accompagnamento dei profughi non può essere unicamente umanitario, ma deve tendere alla presa di coscienza e alla denuncia delle cause che producono la loro situazione. Per questo é imprescindibile un lavoro coordinato delle organizzazioni ecclesiali e civili in difesa delle vittime di ogni genere di ingiutizia.
        Bisogna accettare la sfida della formazione, accompagnamento ed assunzione di responsabilità da parte degli agenti di pastorale per la missione evangelizzatrice e liberatrice dei gruppi indigeni, contadini e profughi, sensibilizzare il clero locale sui diritti umani, l'ecologia e la dottrina sociale della chiesa, per educare la gente dell'area rurale alla difesa dei suoi diritti ed al riconoscimento della dignità umana (cf.DA, 470-475)
      Come sacerdoti Fidei donum non possiamo dimenticare l'opzione fondamentale per i poveri e la disponibilità, nella chiesa locale, ad andare dove possiamo essere più utili.
       Per concretizzare qualche linea di azione pastorale, stimiamo necessario che la Chiesa Latinoamericana crei un servizio permanente di discernimento, formazione e accompagnamento dei suoi sacerdoti Fidei Donum; l'avvio di una pastorale specifica, che orienti l'azione evangelizzatrice verso le categorie umane più disagiate e, finalmente, dobbiamo insistere per lo sviluppo di una economia altrenativa, solidaria ed ecologicamente sostenibile, che assicuri una vita degna alle persone, alle famiglie ed ai popoli.
 
             2,2. Nuovi gruppi religiosi
       
            Le sfide in questo campo non vengono tanto dalle chiese evangeliche tradizionali ma dai nuovi gruppi religiosi non cattolici, di taglio pentecostale e da quelli che possiamo chiamare nuove credenze, che dispongono di enormi risorse economiche, forza mediatica e fanno offerte miracoliste. Siamo chiamati a rivedere la nostra azione pastorale, a volte distratta, sacramentalista, di conservazione, chiusa. L'azione pastorale deve diventare capillare ed evangelizzatrice, promuovere, cominciando dai seminari, la conoscenza di queste realtà, aiutare a superare atteggiamenti di pregiudizio, superiorità e rigetto
Il modo é di partire con atteggiamenti di accoglienza e rispetto, essere aperti e dialoganti, cercare, nella verità e nellla carità, di riconscere i semi del Verbo. quello che ci unisce a queste diverse esperienze religiose (sopratutto in relazione al popolo che fa parte di questi gruppi). La Chiesa dever mettersi "in stato di missione permanente", come discepoli missionari che vogliono evangelizzare e non solo conservare, aiutare tutti i battezzati a valorizzare la loro fede e saper dare ragione della loro speranza (1Pe. 3,15). Tutto questo avendo presente il contesto multireligioso in cui viviamo, la cultura locale e la forma di essere del popolo latinoamericano.
    Tra le linee di azione vogliamo sottolineare le missioni popolari, incoraggiando la partecipazione fei laici: visite di casa in casa, promozione di spazi di dialogo, per conoscersi e scoprire tutto ciò che c'é di positivo nel popolo. Tutto questo con un atteggiamento di carità e pazieza, che debbono essere presenti in ogni attività missionaria.
 
2.3. Pastorale delle grandi città
 
     La riflessione su questo ambito presenta molti aspetti, tra i quali notiamo una chiesa disorientata davanti al grande cambio sociale, bisognosa di affrontare con maggior responsabilità le nuove sfide sociali. C'é un gran divario tra i gruppi delle grandi città ed i settori delle periferie e nessuno può chiudere gkli occhi davanti ai drammi familiiari e i nuovi modelli affettivi.
 
I criteri e le linee di azione per rispondere a queste situazioni debbono portare la Chiesa a sviluppare propose valide, a farsi vicinanza, senza rinunciare alla sua identità. Sentiamo la necessità di una maggior partecipazione dei laici ai progetti pastorali ed alle decisioni a livello comunitario, una maggiore integrazione comunitaria e un dialogo aperto coi diversi gruppi sociali. Per poter aiutare le famiglie suggeriamo un atteggiamento di ascolto ed accompagnamento per annunciare positivamente i valiri evangelici. Infine, conviene favorire la comunione e la partecipazione tra le parrocchie dei centri urtbani ed i quartieri periferici con una pastorale d'insieme.
 
      2.5. Pastorale delle nuove gnerazioni
 
      Sentiamo la necessità di ascoltare ed accompagnare i giovani, per risponedre alle loro domande e al loro bisogno di incontrare Cristo. Le chiese particolari debbono rinnovare la loro opzione per i giovani, con una pastorale d'insieme che sfocia in progetti condivisi a grande respriro, con un linguaggio ecclesiale nuovo ed un volto della Chiesa amabile, dialogante e propositivo.
    Questo cammino, seguendo il metodo del vedere-giuduicare-agire, deve tener presenti alcuni criteri che ci portano ad amare i giovani, ad avvicinarci ai loro interessi, alle loro situazioni vitali e problematiche, senza preconcetti verso il loro ambiente culturale che da molta importanza agli incontri informali o congenturali.
Dobbiamo cercare di infondere speranza, incoraggiare il loro protgonismo nella società e nella chiesa. Questo si deve tradurre in una rilancio della pastorale giovanile nella diocesi, che si fondi sulla bibbia e conduca all'incontro personale di ogni giovane con Cristo. (cf. Mc. 3,14), afffinche diventino discepoli missionari nell'incontro e nel dialogo con altri giovani che vivono in diferenti ambiti sociali.
     Come linea di azione proponiaamo un accompgnamento, anche virtuale, di tutti i giovani, che favorisca la scoperta del volto amabile della Chiesa che li aiuta alla loro realizzazione umana e cristiana. Per questo abbiamo a disposizione una serie di elememnti que rendono possibile questo lavoro: la lectio divina, gruppi e comunità giovanili, catechesi sacramentale di iniziazione cristiana, missioni giovanili, nelle qiuali sono gli stessi giovani i soggetti dell'evangelizzazione, luoghi di incontro, rtitiri, programmi diocesani di pastorale giovanile. Questo sarà più facile realizzarlo quando formeremo agenti di pastorale que accompagnino i giovani e coinvolgiamo persone che possano aiutare in questo cammino (genitori, insegnanti).
 
     3.   Presenza di sacerdoti dell'America Latina in Europa
 
      Negli ultimi anni osserviamo un notevole incremento nell'incorporazione di sacerdoti provenienti dall'America Latina nella pastorale ordinaria e specifica delle chiese particolari europee.
      Ringraziato Dio per questo fatto eclesiale, relativamente nuovo, che manifesta il senso teologico della cooperazione tra le Chiese. Nello stesso tempo, ci addolora che, in certe occasioni, questo fatto sia considerato unicamente come una semplice distribuzione di "personale" evangelizzatore o motivato da altri ragioni estranee alla cooprazione ecclesiale.
      Questo incontro ci ofre l'occasione per rinnovare la nostra convinione che l'invio di un presbitero ad una chieda locale come fidei donum non solo arricchisce la chiesa di destino, ma anche quella di origine. Questa cooperazione è memoria permanente che tutta la chiesa, tutte le chiese si trovano in "stato di missione".
      Incoraggiati dall'insegnamento della chiesa e dalla notra sperienza missionaria di Fidei Donum, ci permettiamo ricordar a coloro che partono ed a coloro che li inviano, un serio discerniomento vocazionale missionario prima della partenza, ed una preparazione culturale e sociale, per inserirsi nel modo giusto nel paesi di destino. Inoltre, raccomandiamo una solida formazione dottrinale e pastorale, che favorisca l'accoglienza e l'insermento nel presbiterio di arrivo. Desideriamo che le Chiese li accettino come dono di Dio, che portano la buona notizia del Vangelo e servono la comunità cristiana che é loro afffidata .Non va trascurata la necessaria copertura giuridica, civile ed ecclesiastica.
        Offriamo la nostra disponibilità di sacerdoti Fidei Donum per aiutarli nella fase di preparazione prima di partire, cosi come nell'accoglienza e l'accompagnamento nel paese a cui sono destinati.
     
     4. Un cammino aperto
 
   Come conclusione del momento di grazia e di fraternità che questo Incontro ha rappresentato, ci pare urgente le vocazione missionaria scritta nell'essenza di ogni Chiese particolare, sia dell'Europa che dell'America Latina e degli altri continenti.
    Vogliamo sottolineare come le nostre Chiese del Vecchio Continente continuano ad avere per la Chiesa Latinoamericana una gratitudine speciale per tutti doni che in questi anni di cooperazione missionaria hanno ricevuto, soprattutto, le nuova comprensione della ministerialità battesimale, il contatto vivo e comunitario con la Parola di Dio, la costruzione della comunità como rete di piccole comunità, l'opzione cristologica, per i poveri ed i bisognosi.
      Pur coscienti della temporaneità dell'esperienza missionaria del sacerdoti Fidei Donum, ci impegniamo ad animare le nostre Chiese di origine perché mai si spenga il fuoco della missione, fonte di rinnovamento spirituale e pastorale. Nello stesso tempo sollecitiamo le Chiese del continente latinoamericano a stimolarci su questa via di cooperazione missionaria, indicandoci in ogni momento le nuove urgenze, sfide e frontiere che devono affrontare le nostre chiese.